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Fotografia di Rachel Claire via Pexels

Partire da solo: scopri l’avventura a cuore aperto

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Sempre più persone, incuriosite da questa esperienza, mi chiedono: perché partire da soli? Cosa si prova, quali sensazioni si vivono? O più semplicemente: come si organizza un viaggio in solitaria? In questo articolo cercherò di spiegarti cosa significhi per me intraprendere un viaggio senza amici, completamente immersi in sé stessi.

Emozioni

Quando si decide di viaggiare da soli, l’aspetto emozionale è forse la parte più complessa con cui confrontarsi. Nella vita quotidiana, i momenti da dedicare a noi stessi sono pochi e di scarsa qualità, complici lo stress, la routine e la frenesia, che incidono significativamente sulla nostra vita e relegano il nostro io a un ruolo secondario.

Durante un viaggio in solitaria, invece, il tempo a nostra disposizione aumenta vertiginosamente, e noi stessi torniamo al centro di tutto. Tuttavia, confrontarsi con questa ritrovata condizione potrebbe non essere facile. È necessario essere in grado di abbracciare la solitudine in tutte le sue forme e accettare i silenzi. Viaggiare da soli non significa semplicemente “spostarsi da un luogo a un altro”; viaggiare soli è introspezione, è riuscire a guardarsi dentro da una prospettiva diversa.

Partire da solo

Abbandonare la propria zona di comfort diventa un atto necessario: non ci sarà nessuno a chiedere informazioni al posto nostro o a fare una determinata cosa perché non ci sentiamo in grado; saremo obbligati a metterci costantemente in gioco.

Partire da soli non significa necessariamente viaggiare in solitudine. Infatti, la partenza in solitaria ci rende molto più aperti al dialogo e ci offre la possibilità di creare nuove amicizie. Sarà più facile conoscere persone e condividere con loro pezzi di strada.

Viaggiare ci farà scoprire luoghi diversi, culture, e ci metterà di fronte a imprevisti e difficoltà. Potrebbe farci piangere o ridere, spaventarci, a volte anche annoiarci, ma se il nostro obiettivo è quello di guardarci dentro, allora siamo sulla strada giusta.

Quale viaggio fare da soli?

Quando si decide di viaggiare in solitaria, si potrebbe subito pensare a un’isola sperduta nel Golfo di Thailandia, alle rovine di Machu Picchu, o a un viaggio on the road negli Stati Uniti. Tuttavia, mettiamo da parte per un attimo sogni e desideri e concentriamoci su qualcosa di più pratico: per un primo viaggio in solitaria, non è indispensabile volare dall’altra parte del mondo.

Strada in Sri Lanka

Se vogliamo scoprire noi stessi e metterci alla prova, possiamo iniziare tranquillamente visitando una città italiana, o magari organizzando un’escursione nella regione vicino a casa nostra. Che sia in auto o in aereo, non fa alcuna differenza; l’importante è avvicinarsi gradualmente a questo tipo di esperienza.

Non sto dicendo di non salire su un volo per l’Australia, ma è giusto comprendere che dall’altra parte del mondo le difficoltà potrebbero essere maggiori, e aver maturato un po’ di esperienza potrebbe risultare utile. Io stesso conservo il ricordo splendido di una partenza per Milano, almeno quanto le emozioni provate in Cambogia o in Sri Lanka.

Viaggiare da soli per Galle - in Sri Lanka

La scelta della meta è una questione strettamente personale che può essere influenzata da diversi fattori; tempo, soldi, lontananza. Ma che alla base deve avere sempre un ingrediente, mettersi in gioco.

Se ti può interessare ho scritto un articolo che parla del dormire in ostello

Partire da solo e viaggiare leggero

Ripensando ai miei primi spostamenti, mi viene in mente quanta roba inutile mi portavo dietro e quante cose tornavano a casa senza mai essere utilizzate.

Fortunatamente, nel corso del tempo, ho sviluppato delle regole che hanno fatto la differenza quando si tratta di riempire lo zaino. Una di queste è: se pensi che una cosa ti possa servire, lasciala a casa. Bisogna essere certi di non poter fare a meno di un oggetto prima di trovargli un posto in valigia.

Con un po’ di accortezza, ognuno di noi è in grado di capire cosa è veramente necessario e cosa no. Una maglietta, delle calze, un caricabatterie sono oggetti di uso comune che è possibile reperire ovunque. Diverso è il caso di farmaci, crema solare o un alimento particolare a cui non possiamo rinunciare.

D’altro canto, ci sarà sempre qualcosa a cui non riusciremo a rinunciare. Il mio tallone d’Achille sono i libri cartacei. Viviamo pienamente nell’era degli e-book, ma è una questione che non riesco proprio a digerire. Trovo gli e-book troppo freddi e impersonali.

Portare libri in valigia, oltre a spronarmi alla lettura, mi dà la possibilità di alleggerirmi pian piano. Ogni volta che ne termino uno, lo lascio in ostello o in un altro luogo, sperando che possa essere letto da qualcun altro. (Credo sia un compromesso accettabile).

Portare troppo peso è il modo migliore per rallentarsi e rendersi meno autonomi negli spostamenti. Ho conosciuto persone capaci di fare il giro del mondo con un solo zainetto da cabina.

Viaggiare da solo: consigli tecnici

La domanda da porsi adesso è: cos’è davvero irrinunciabile per partire da soli? Credo che la serenità totale sia impossibile da raggiungere; l’ansia prima della partenza è uno status, un po’ come la sensazione di aver lasciato la pentola sul fornello: fa parte del gioco. Se però dovessi scegliere tre cose a cui non potrei rinunciare, direi: tecnologia, buon senso e un briciolo di organizzazione, ingredienti essenziali che in diverse occasioni mi hanno tirato fuori dai guai.

Prima di tutto, studio il territorio. Cerco di capire se nella città dove sto andando conviene spostarsi con i mezzi pubblici e se ci sono zone poco raccomandabili. Se possibile, prenoto in anticipo la visita ai musei o ai luoghi di interesse per evitare code e garantirmi l’ingresso; se va bene, risparmio anche qualche soldo.

Google permette di scaricare mappe sul telefono e usarle offline, così, in caso di mancanza di connessione, potrai comunque ritrovare la strada. Esistono diverse app; Maps.me, ad esempio, mi ha spesso salvato. (Se non fosse stato per quest’app, probabilmente sarei ancora disperso sui ghiacciai dell’Everest, ma questa è un’altra storia).

Pagare con carte prepagate può avere senso in un luogo che non conosciamo. Alcune carte sono reperibili online e sono completamente gratuite. Prenotare con Booking o altre app traccerà i nostri spostamenti; leggere le recensioni senza affidarsi solo al punteggio degli host è un feedback aggiuntivo.

Se viaggi low cost, ti consiglio di portarti dietro un sacco lenzuolo da sistemare all’occorrenza sopra il materasso. Io ne ho comprato uno alla Decathlon per meno di 10€, è piccolissimo e dopo anni fa ancora il suo “sporco” lavoro.

Quello che non deve mai mancare è certamente un’assicurazione viaggio. Lunga o breve che sia la trasferta, è una di quelle cose a cui non bisogna mai rinunciare. Come disse qualcuno: è meglio averla e non doverla usare.

Partire da solo e lasciarsi andare

Ognuno di noi può affrontare il viaggio in solitaria in maniera totalmente diversa: chi come sfida, chi per introspezione, chi per staccare dalla routine, e per chissà quanti altri motivi.

Non esistono regole o liste da seguire. Ognuno di noi è grande nella sua singolarità e per come decide di affrontare questa esperienza. Tuttavia, se dovessi dispensare un ultimo consiglio, direi di lasciarsi andare. Viaggiare è una condizione privilegiata e, quando si ha la possibilità di farlo, è doveroso viverla appieno..

Rise (Sri Lanka)

Mangia cibo locale, parla con la gente del posto, crea amicizie, condividi attimi e storie. Apprezza il silenzio e la solitudine, mettiti in gioco. Ma soprattutto, se dovessi partire da solo, stai tranquillo: nei miei viaggi ho scoperto che il mondo è un posto meno brutto di quanto siamo abituati a pensare.

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