Indice
- Come diventare un nomade digitale?
- Che lavoro fanno i nomadi digitali?
- Quanto guadagna un nomade digitale?
- Nomadismo digitale e social media
- Nomadismo digitale: quello che non ti dicono
Diciamoci la verità, chi non ha mai sognato di lavorare con il proprio computer da una spiaggia thailandese? O magari vicino le dune del deserto marocchino? Viviamo appieno nell’era della tecnologia e tutte quelle professioni che una volta neanche esistevano oggi sono fonte di guadagno. Ma cosa è davvero il nomadismo digitale? Cosa vuol dire essere un nomade e poter lavorare da remoto?
Se prendiamo letteralmente la parola nomade: persona senza radici, senza un posto fisso in cui vivere. Aggiungiamo digitale, che potremmo definire l’era in cui viviamo, ed eccoci arrivati. Una persona capace di lavorare in giro per il mondo con l’utilizzo di un computer.
Nei miei viaggi sono stato in centinai di coworking ed ho avuto modo di conoscere un’infinità di digital nomads. Ciò che mi è stato subito chiaro e che la maggior parte di loro aveva due punti in comune: la passione per il proprio lavoro e la possibilità di poterlo fare ovunque ci sia una connessione.
Vivere nell’era della tecnologia, oltre a darci la possibilità di viaggiare con il nostro computer, ci mette in condizioni di poter scegliere tra tantissime professioni che tempo addietro neanche esistevano. A mio avviso, il primo sforzo di chi ha deciso di diventare un nomade digitale, deve essere quello di guardarsi dentro e capire cosa si ha davvero voglia di fare.
Come diventare un nomade digitale?
Inutile dire che non esiste una scuola per il nomadismo digitale, ma spulciando la rete è possibile trovare tantissime informazioni che potrebbero aiutarci a gettare le basi per la nostra futura occupazione. Ti faccio un esempio pratico: Io sono un SEO e Copywriter. Posso dire di esserlo perché oggi ricevo una remunerazione per i miei servizi, ma non è sempre stato così.
Quando sono stato certo che questo sarebbe diventato il mio lavoro, ho iniziato a propormi all’azienda della mia città a titolo completamente gratuito! Vale a dire che: non ricevevo alcun compenso per quello che facevo, ero li con il solo scopo di portare un valore aggiunto.
Da completo autodidatta passavo ore in rete tentando di trarre quante più informazioni possibili su quello che avrei voluto fare. Ho investito tempo e denaro per la mia formazione. (e lo faccio ancora)
Il sito sulla quale ti trovi adesso è un sito semplice, fatto di poche pagine, ma l’ho creato completamente da solo. Inizialmente come banco di prova per le mie idee, successivamente è diventato una passione. Attenzione: non te lo sto dicendo per vantarmi, ma per farti capire che chi scrive, fino a qualche tempo fa, non aveva la minima idea di cosa fosse un hosting! Oggi è il mio pane quotidiano.
Ho continuato a studiare e aggiornarmi fino a quando qualcuno ha capito che effettivamente il mio lavoro era importante e andava pagato. Questo è stato il mio percorso, ma ovviamente ne esistono migliaia di altri. Il mio consiglio? Ti riporto una frase di Elon Musk: la rete è piena di informazioni e ci dà la possibilità di formarci gratuitamente, sta a noi saper scegliere come e quando.
Che lavoro fanno i nomadi digitali?
Come ti ho spiegato qualche rigo più su il mondo digitale non è più un mondo nuovo ma è sempre in continua espansione.
Gli architetti adesso lavorano on line con software specifici, cosi come i traduttori o i programmatori. I social hanno aperto le porte a tante professioni come appunto i social media manager, ai fotografi, ai content creator, ai blogger, ai professionisti del video editing e ancora data analyst, SEO, copywriter. La lista è davvero infinita!
Quanto guadagna un nomade digitale?
Ti dico subito che è praticamente impossibile quantificare i guadagni di un digital nomads. Questo perché ci sono troppe variabili da dover tenere in considerazione e non tutti i nomadi, se pur operando nello stesso settore, guadagnano allo stesso modo.
Un web developer, ad esempio, potrebbe essere alle dipendenze di una società x e lavorare con stipendio mensile, o magari decidere di farsi pagare a progetto perché più remunerativo.
Un copywriter o un traduttore, potrebbero scegliere il pagamento ad articolo piuttosto che su base oraria. Anche l’esperienza gioca un ruolo importante quando si tratta di lavoro da remoto. In alcuni casi potrebbe essere l’unica arma di contrattazione!
Quello che influisce non è solo per chi lavoriamo, ma anche dove siamo residenti e quindi dove paghiamo le tesse. Ci sono realtà con regimi fiscali più agevolati rispetto quello italiano. Questo significa che un nostro collega, magari operante nella nostra stessa azienda ma residente altrove, a fine mese si ritroverà con uno stipendio più alto del nostro.
Essere un freelance ci da la possibilità di scegliere quante ore lavorare e per chi farlo. Più ore dedichiamo al lavoro più si guadagna ma, questo non andrebbe a ledere uno dei principi fondamentali per la quali si diventa nomadi? Ovvero essere liberi!
Nomadismo digitale e social media
Non voglio tirare nuovamente in ballo i social media, ma essendo un fruitore di varie piattaforme ed essendo anche un nomade digitale ho fatto una mia personalissima analisi che in maniera molto semplicistica si potrebbe risolvere in: non è tutto oro quel che luccica!
Quando apriamo il feed di insta siamo inondati da immagini stupende di nomadi digitali che sembra quasi abbiano trovato la pace interiore grazie al loro computer. Spiagge da sogno, cieli stellati, montagne innevate e potrei continuare all’infinito.
Ciò che però non ho mai letto sotto i post sono le frasi: ho dovuto lavorare tredici ore di fila perché il mio aereo ha tardato e il computer era scarico, domani ho una consegna da rispettare!
Purtroppo, a mio avviso, anche quando si tratta di lavoro digitale i social media riesco a dare un’immagine distorta di quella che è la vita di un nomade. Sposare il nomadismo digitale è una questione molto più complessa di quello che si possa credere e che non si può riassumere con uno scatto su un feed di istagram.
Nomadismo digitale: quello che non ti dicono
Ho conosciuto nomadi che pur sposando la vita da remoto devono comunque attenersi gli orari Italiani e questo diventa un problema se ti trovi in un altro emisfero. Immagina di fare una call col tuo capo quando da lui la giornata e appena iniziata e tu ancora devi andare a dormire!
Il problema del fuso orario è un problema ricorrente per i nomadi digitali, soprattutto se si lavora per quelle aziende che chiedono di ricoprire una determinata fascia oraria.
Non tutti i digitali nomads possono contare su uno stipendio importante (sopratutto se agli inizi) e questo ci porta a escludere molti luoghi con un caro vita maggiore rispetto quello italiano. Un conto e trascorrere qualche mese in Asia, ma potresti fare lo stesso in Australia o in America?
Restando in tema di luoghi lontani è giusto ricordare che tanti paesi sono ancora in via di sviluppo e privi di una connessione stabile, o addirittura potrebbero non averne. Immagina di raggiungere una città sperduta chissà dove e di scoprire che non esiste rete!
Nomadismo digitale vuol dire doversi spostare anche quando non se ne ha voglia. Ricorda che ogni stato a leggi differenti sull’accoglienza e sul rilascio dei VISA. In alcuni posti sarai sempre considerato un ospite e non potrai decidere quanto tempo fermarti.
Bisogna sempre darsi degli orari rigidissimi da rispettare e tenere costantemente a mente che non siamo in vacanza e che qualcuno ci sta pagando per portare a termine un lavoro. Quindi, tieni a mente che potresti arrivare nella tua stanza di hotel a Lanzarote e uscirci dopo una settimana perché sei indietro con le consegne!
Spero di essere riuscito a darti qualche informazione in più sul mondo del nomadismo digitale e magari, se sei interessato ad affrontare questa avventura, adesso potrai farlo in maniera più consapevole.
Dopo un lungo percorso interiore ho capito che la vita “tradizionale” non faceva più per me e ho deciso che avrei smesso di timbrare un cartellino. Adesso sono un SEO e copywriter che viaggia per il mondo e racconta ciò che vede.
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