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Bali, l’isola degli Dei

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Inizio col dirti che per me Bali rappresenta qualcosa di speciale. Questo perché è stata la prima tappa di un viaggio a tempo indeterminato. Il mio biglietto di sola andata per intenderci. E con ogni probabilità conservo ancora in me quella strana sensazione che solo il primo amore è capace di darti.

Ciò nonostante, nell’articolo che segue, tenterò di essere quanto più obiettivo possibile e di descriverti tutti i pro e i contro di un viaggio in quella che viene definita l’isola degli Dei.

Spiritualità

La fama di Bali inizia nei primi anni settanta, meta di tutte quelle persone che vogliono immergersi nella meditazione o nello yoga. La spiritualità si percepisce praticamente a ogni dove, e non solo per la mole quasi sconsiderata di templi.

Io in un tempio di Bali

Per i balinesi la cura del corpo e della mente è parte integrante della vita. Ogni momento della giornata è segnato da preghiere e riti legati alla natura. C’è qualcosa nell’aria di quest’isola che ti entra dentro e che in qualche modo riesce a mettere di buon umore anche un agnostico come me.

Ubud è il cuore spirituale dell’isola. Appena arrivati la prima cosa che colpisce è il verde tropicale che avvolge strade e strutture. A Ubud, oltre allo yoga e ai vari centri di meditazione, è possibile far visita alla famosa Monkey forest, divenuta luogo simbolo e attrattiva principale.

Il palazzo reale, i mercati dell’artigianato, le risaie. Tra danze e preghiere Ubud offre uno spaccato autentico di vita balinese, che sembra quasi scordarsi del tanto, forse troppo turismo giunto in visita nella piccola cittadina.

Cosa vedere?

Bali è una terra dalle mille sfaccettature, ma per quanto piccola offre una serie quasi infinità di attività da poter svolgere.

Come ho già detto Ubud è la parte dell’isola dedita alla meditazione e allo yoga, ma se il relax non fa parte dei tuoi piani allora è doveroso parlare di Kuta. Questa piccola cittadina sorge a sud, a ridosso di una spiaggia quasi infinita.

una spiaggia a bali

Locali notturni, pub e musica a tutto volume animano le sue notti. “Forse anche un po’ troppo”. Personalmente non ho amato Kuta. Tolti di mezzo gli studi di tatuaggi e i negozi di souvenir (che come i templi si trovano ad ogni angolo) il ricordo che conservo è quello di dover sgomitare per suoi marciapiedi tentando di scansare gente ubriaca e surfisti con la tavola tra le mani.

Per restare in tema surf sappi che i professionisti si trovano a Uluwatu. Forse lo spot più famoso dell’isola dove le onde sono tra le più imponenti. Oltre alle stupende spiagge e al surf, Uluwatu è famosa per il suo tempio che sorge a ridosso di una grandissima scogliera. (a mio avviso il più bello dei Bali). Qui consiglio di assistere alla danza kecak, la danza del fuoco.

Seminyak e Canguu potremmo definirle come una via di mezzo tra le città che ti ho descritto prima. La vita notturna è presente ma non esagerata, e se desideri iniziare a far pratica col surf da queste parti gli spot sono più tranquilli e più adatti ai principianti.

Vista sull'oceano Canggu

Changgu è anche la mecca dei nomadi digitali. Piena di coworking e di viaggiatori che sposano la vita da remoto. (se vuoi saperne di più o sei interessato alla vita dei nomadi digitali qui trovi un articolo) A Changù ho apprezzato molto i piccoli ristornati sparsi un po’ ovunque in riva alla spiaggia. I drink costano poco e in pieno relax si può assistere a dei tramonti davvero colorati.

Natura incontaminata

Come è facile intuire la natura a Bali è un po’ ovunque. La foresta avvolge completamente l’isola e oltre a tingerla di verde le rende un caratteristico odore tropicale. Se hai un pò di tempo da dedicare alle esplorazioni noterai quanto è facile perdersi per le sue vie piene di risaie.

Una risaia Vicino Ubud

Tra le più famose ci sono quelle di Tegalalang, ma ne esistono tante altre meno conosciute e altrettanto belle. Le cascate di Tegenungan o di Sekumpul sono tra le mete più ambite dai turisti, almeno quanto i trekking sul monte Batur.

Se hai in mente di scalare il famoso monte, sappi che le agenzie propongo trekking a partire dalla mezzanotte così’ da poter vedere l’alba sorgere sull’isola.

Secondo alcuni backpackers che ho incontrato sull’isola una delle zone più verdi e autentiche e quella di Sanur, a sud est, molto diversa dalle altre città.

Una cascata a Bali

Ho visitato Sanur solo per qualche ora in attesa di prendere un traghetto per le isole Gili. Se sei interessato a far visita al piccolo atollo sappi che è da qui’ che si parte. (ti lascio un articolo a questo link)

Quando andare a Bali?

Esistono due stagioni per visitare Bali. Quella secca, che va da aprile a ottobre e quella delle piogge, cha va da marzo a novembre. Gran parte dei turisti preferisce la stagione secca, ma tieni presente che stiamo pur sempre parlando di un’isola tropicale e anche in questo periodo dell’anno è possibile dover fare i conti con i temporali.

A Bali il meteo cambia rapidamente e imbattersi in una pioggia improvvisa non è da escludere. In ogni caso non preoccuparti, solitamente le precipitazioni sono intense ma durano poco. Il mio consiglio è quello di portarsi dietro una mantella spessa e un po’ di pazienza.

Se dovessi consigliare un periodo su tutti direi aprile, o al massimo settembre. Così da evitare il caldo eccessivo e magari con un po’ di fortuna non dover lottare con la mole spropositata di turisti che si riversa sull’isola per le vacanze estive.

Bali: un’altra faccia

Come avrai notato ho parlato spesso della mole enorme di turismo che invade l’isola. A Bali si parla ormai da anni di Overturism, tanto che il parlamento indonesiano sta discutendo su delle leggi che dovrebbero in qualche modo riuscire a regolamentare gli ingressi.

L’overtourism sta cambiato radicalmente l’isola piegandola alle voglie dei turisti stranieri, e non mi riferisco alle catene di fast-food con i cheeseburger a tre dollari.

L’impatto riguarda l’intero ecosistema. Ci sono strade nelle ore di punta che diventano infernali con ingorghi che durano ore. L’inquinamento acustico e atmosferico ha raggiunto valori insostenibili. In alcuni giorni l’aria è davvero irrespirabile.

L’emergenza rifiuti (come in tante altre città asiatiche) è fuori controllo. La plastica è ovunque. Spiagge, fiumi e tanti altri luoghi sono disseminati da bottiglie e plastiche di ogni genere. A Bali’ non esiste la cultura del riciclo. Il più delle volte sono gli stessi balinesi a dare alle fiamme i rifiuti rendendo l’aria irrespirabile.

Con ogni probabilità i local ti scambieranno per un “bancomat ambulante”. E qualunque cosa ti ritroverai a fare potrebbe costarti qualcosa. Accedere a una spiaggia, parcheggiare un motorino, alle volte anche solo osservare una cascata o imboccare una strada ha un prezzo. Nell’isola più “instagrammabile” al mondo è probabile che dovrai aspettare il tuo turno prima di poter scattare una foto, anche nel cuore di una giungla alle cinque del mattino.

Il popolo dei sorrisi

Mi sono chiesto tante volte cosa rende quest’Isola unica nel suo genere e ho capito che la risposta non si trova nella sua conformazione, nel suo mare ecc. Tutte caratteristiche stupende sia chiaro, ma che possiamo trovare in tanti altri luoghi.

Credo che quello che renda Bali unica nel suo genere sia la serenità e la pace che il suo popolo è in grado di trasmettere. Un popolo buono e accogliete, che ha poco ma che da tanto, sempre con il sorriso in volto. Felice che un turista sia volato dall’altro capo del mondo per conoscere la sua terra. “Come le balinesi nei giorni di festa

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